Chi sono
Candidata Sindaco per il comune di Como alle elezioni del 6 e 7 maggio 2012 per la lista Ecologisti e reti civiche.
Nata a Como nel 1962. Laureata in Architettura e insegnante di Progettazione all’istituto Statale d’Arte per l’arredamento di Lomazzo. Membro del consiglio nazionale degli Ecologisti e Reti Civiche, responsabile regionale dei Verdi e portavoce dei Verdi di Como, è stata consigliera comunale dal 2002 al 2007 e membro della Commissione urbanistica Comune di Como. E’ promotrice di progetti ambientali nelle scuole, del Parco Canile della Valbasca e del Piano del Verde della città di Como. Impegnata in progetti di cooperazione internazionale a sostegno dei minori in difficoltà.
mercoledì 18 aprile 2012
DAL QUOTIDIANO L'ORDINE
Non chiamatela verde, ché si offende. Eppure la Patelli è verdissima
Guida la lista Ecologisti e reti civiche e non ammette di essere definita con il nome del suo ex partito. Ce l’ha con Vendola e con chi le “copia” il programma
18-04-2012 -
Signora Patelli, buongiorno. A che ora si è alzata stamattina?
“Alle sette e un quarto, come tutte le mattine”.
Va al lavoro?
“Porto a scuola i bambini e poi vado a scuola io, dove insegno”.(vanno da s9oli ma li preparo)
Lei non è una politica di primo pelo. È ancora responsabile regionale di Verdi?
“Sì, ricopro ancora quel ruolo. Ma la mia candidatura a sindaco si inserisce in una nuova esperienza, quella, appunto, degli Ecologisti reti civiche. Si tratta di un percorso nato un paio di anni fa dal basso, insieme con i Comuni virtuosi e i sottoscrittori dell’appello “Abbiamo un sogno” che sono don Gallo, Jacopo Fo e altri, che vorrebbe approdare alla costituzione di un nuovo soggetto politico autonomo che vada oltre i Verdi”.
Lei era in consiglio comunale già una decina d’anni fa. Non crede di aver già dato abbastanza a questa città?
“Mah, dare del vecchio a me mi pare un paradosso. È vero che ho già avuto esperienza di consiglio comunale nel primo mandato Bruni, all’opposizione. Poi ho continuato a lavorare in città, pur non avendo rappresentanza a Palazzo Cernezzi, nel nuovo percorso di cui parlavo prima. Sono state le persone nuove provenienti da realtà diverse che si sono coagulate intorno a me a chiedermi di candidarmi. Se l’avesse voluto fare qualcun altro, non ci sarebbero stati problemi”.
Resta il fatto che la gente chiede facce nuove, lei non è una faccia nuova...
“Rispetto ai candidati di altre liste la mia faccia è sicuramente meno spesa. C’è gente che è in consiglio da vent’anni. Dire a me che sono il vecchio, lo ripeto, mi pare pretestuoso”.
Cosa risponde all’accusa di essere l’ennesimo motivo di dispersione del voto, soprattutto del voto di centrosinistra?
“Intanto c’è un problema di coerenza. Se io ho iniziato un paio di anni fa un percorso politico che è né di destra né di sinistra, insieme a persone nuove che credono in questo percorso, non vedo perché dovremmo rinunciare a portare questo percorso nei canali istituzionali o quantomeno a provarci. Non potevamo fare un’altra cosa, camuffandoci da qualcosa che non siamo”.
Il fatto oggettivo è che siete in 16 a candidarvi e ciò non è così positivo come potrebbe sembrare. Anzi, credo sia il sintomo di una patologia…
“Io credo che sia il segnale di una patologia non chiedere ad altri candidati, che sono in giro, ripeto, da anni e che hanno causato il disastro di questa città, il perché della loro presenza, mentre quelle persone si presentano alla città come se fossero fresche di bucato”.
Guardi, francamente, è ciò che rimproveriamo tutti i giorni a certa gente. Resta il problema della frammentazione causate dalle multi-candidature. Ci si candida per governare una città. È ragionevole pensare che la maggior parte dei candidati non abbiano speranze di accedere al ballottaggio…
“Noi siamo un soggetto nuovo, difficilmente testabile. E non siamo come certe liste che corrono al primo turno con l’unico intento di far fruttare il proprio piccolo consenso in sede di ballottaggio. Quello è assurdo. Noi, come detto, siamo qualcosa di nuovo”.
Tecnicamente è così, ma di fatto siete comunemente percepiti come i Verdi. E i Verdi a Como hanno sempre avuto percentuali risibili.
“Questa cosa non la deve dire perché non siamo i Verdi. Si offenderebbero i miei candidati. Siamo ecologisti”.
Ok, ma per la gente della strada, mi perdoni, siete sempre i Verdi. E come tali avete scarse chance di successo. Con l’aggravante di avere connotazioni simili ad altri parti del centrosinistra, dal Pd ai grillini…
“Partiamo dal concetto di fondo: l’ambientalismo non è rappresentato nella politica nazionale e locale. Il degrado in cui versa questa città è diretta conseguenza di questa mancanza di rappresentanza dentro le istituzioni. Se avessimo avuto un’amministrazione ecologista, molti problemi di questa città sarebbero risolti, perché parleremmo di una dimensione che guarda al futuro, sia in termini economici sia di sostenibilità. Se manca questa cosa, qualcuno si deve far carico di rappresentarla”.
Ha letto il programma di Cinque Stelle o del Pd? Sono pieni di istanze ecologiste…
“Non basta dare un colpetto di verde qua e là ai programmi per farli diventare ecologisti. Non scherziamo. Se poi prendiamo i grillini, c’è da aver paura. L’antipolitica di Grillo è pericolosissima. Grillo usa i temi ambientali facendone dei randelli contro il centrosinistra. Noi vogliamo costruire un soggetto politico, e non antipolitico perché questo sarebbe davvero pericoloso, che abbia al centro la sostenibilità della crescita. Peraltro, io avrei potuto fare delle scelte più comode e sicuramente più garantite. Se non l’ho fatto è perché credo, insieme ad altri, nel valore del nostro percorso”.
Non pensa che l’eccesso di democraticità possa diventare un limite per chi governa?
“Sinceramente, nel mio gruppo questo rischio non l’ho mai sperimentato. Sarò particolarmente fortunata, ma la lista con cui corro è molto buona, fatta di persone con cui condividere significa costruire, fare. C’è un’energia positiva nei nostri incontri e anche una discreta organizzazione. Molto più di quanto avessi mai sperimentato in passato”.
C’è anche la giusta competenza in questi movimenti sorgivi?
“Ce n’è eccome. Abbiamo fior di tecnici molto preparati. Ci mancano grandi finanziatori, ma la competenza, ecco, quella non manca”.
Perché a Como, come nel resto del Paese, le istanze ecologiste, che sulla carta dovrebbero piacere a tutti, in realtà risultano sempre minoritarie?
“È un problema di cultura. In altri Paesi europei c’è già una cultura pronta per recepire istanze innovative. Da noi il percorso è ancora lungo”.
Eppure tutti dovrebbero essere in grado di comprendere che spendere meno per dare servizi migliori è di per sé un fatto positivo. A partire dagli amministratori…
“Il messaggio ecologista è un messaggio coraggioso. Per promuoverlo servono amministratori disposti a fare scelte impopolari nell’immediato, ma remunerative sul medio periodo. Da noi questi amministratori sono rarissimi”.
A proposito di scelte impopolari. Ormai c’è la moda del “consumo di suolo zero” e voi siete tra i principali promotori di questo concetto. Ma impedire tout court il consumo di suolo è come prendere un obeso e per guarirlo impedirgli completamente di mangiare. Alla fine l’obeso morirà…
“Non non vogliamo far morire l’obeso. Ma, per prima cosa, vogliamo che smetta di ingozzarsi, altrimenti sì che la morte sarà inevitabile. Stiamo concludendo uno studio sul surplus di volumetrie costruite in città e i dati sono già clamorosi. Como non ha bisogno di consumare altro suolo, semmai dovrebbe investire nel recupero di immobili esistenti”.
Chi arriverà avrà modo di fare le scelte che preferisce con il nuovo Pgt.
“Per quel che mi riguarda, il Pgt in fase di gestazione, che prevede un incremento di popolazione del 6%, dovrà essere azzerato. Sula base dei dati degli immobili inutilizzati sul territorio, bisognerà invertire la rotta”.
Torniamo alla politica di bottega, in caso di ballottaggio, gli Ambientalisti dove si collocheranno?
“Rispondo con una battuta: avanti. Né a destra né a sinistra. Ma non per qualunquismo. A Como abbiamo elementi di un programma che metteremo sul piatto con un contratto e chiederemo a chi andrà al ballottaggio di impegnarsi firmando un patto vero e proprio”.
Potrebbe essere anche il candidato del PdL il vostro interlocutore?
“Francamente, per come hanno tenuto in considerazione le istanze ambientaliste in questo decennio, la vedo molto poco probabile. Ma non è affatto detto che anche il centrosinistra accetti un simile patto”.
Eppure ci sono ampie parti del programma di Lucini sovrapponibili al vostro. Non so chi copi chi,(lo sai , lo sai...) ma alcune similitudini risultano evidenti…
“Un conto è aggiungere la pillola verde a un programma, altro è fondare un programma sull’ecologismo. Per noi ogni aspetto dell’amministrazione dev’essere visto in termini di sostenibilità”.
Sì, ma la sostenibilità dev’essere anche economica. Lei indica nella valorizzazione del San Martino la vera grande opera da fare. Perfetto. Ma poi non dice con quali risorse eseguire il recupero e, soprattutto, gestire ciò che viene realizzato.
“Per il San Martino, di cui nessuno parla, si potrà accedere a finanziamenti europei. Cose concrete, non miraggi. Si parla di milioni di euro cui Como non attinge da anni. Per la gestione, non abbiamo nulla in contrario al coinvolgimento di privati anche con attività commerciali, a patto che le stesse siano inserite in un progetto complessivo di chiara vocazione pubblica. Penso a edifici destinati alla cultura (auditorium, siti teatrali) affiancati da locali o ristoranti, per fare un esempio. E il parco dovrà diventare fruibile alla cittadinanza. Detto ciò, pensiamo anche alle piccole cose”.
Cioè?
“Abbiamo in mente di istituire un assessorato(non e' vero' e' una delega specifica) alle “Piccole opere”, dedicato ai problemi più pratici(capito male .. alle manutenzioni strade , verde etc). Oggi se chiami in Comune per una pratica semplice non sai mai a chi rivolgerti”.
A me pare francamente un po’ banale questa cosa. Il problema non è creare un assessorato ad hoc. Il problema è avere gente in gamba che ascolti i bisogni della gente.
“Sarà. Sta di fatto che oggi l’amministrazione non è in grado di fornire risposte in tempi brevi”. ( e nemmeno lunghi)
Perché il Pd secondo lei non sposa in toto le sue istanze?
“Ma quelli sono partiti che partono da una cultura davvero superata. Uno come Vendola vuole rifare la sinistra. Si rende conto? Vendola, che mette la parola ecologia nel suo marchietto e poi fa quello che fa in Puglia. Cioè, c’è gente che vorrebbe rifare la sinistra. Che senso ha oggi? A noi quella cosa lì non interessa”.
Un’ultima domanda. Per quale percentuale metterebbe la firma?
“Per il 51%. Sotto quella percentuale nessuna firma e va bene tutto. Comunque vada”.( veramente ho detto continueremo alavorare)
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