Chi sono

Candidata Sindaco per il comune di Como alle elezioni del 6 e 7 maggio 2012 per la lista Ecologisti e reti civiche.

Nata a Como nel 1962. Laureata in Architettura e insegnante di Progettazione all’istituto Statale d’Arte per l’arredamento di Lomazzo. Membro del consiglio nazionale degli Ecologisti e Reti Civiche, responsabile regionale dei Verdi e portavoce dei Verdi di Como, è stata consigliera comunale dal 2002 al 2007 e membro della Commissione urbanistica Comune di Como. E’ promotrice di progetti ambientali nelle scuole, del Parco Canile della Valbasca e del Piano del Verde della città di Como. Impegnata in progetti di cooperazione internazionale a sostegno dei minori in difficoltà.



venerdì 23 luglio 2010

LA TANGENZIALE MONCA DI COMO.Si avvia solo il primo lotto fino allo svincolo cieco dell'Acquanegra

Con grande lungimiranza progettuale si lanciano le grandi opere senza sapere dove si arriva , ne' concettualmente ne' in senso cartografico.
Dopo tutti questi anni la montagna ha partorito il topolino senza gambe . Se e' indubbio che da ormai molti anni e' diventato indispensabile un sistema tangenziale alla citta' che liberi dalla morsa di auto e gas la prima periferia di Como, e' anche evidente che le strade , grandi , piccole e medie che siano, si devono fare quando servono e in modo che siano effettivamente utili. Immaginiamo il danno che puo' procurare una grossa arteria che assorbe un grande mole di traffico da ovest e si infila nel cùl-de-sac dell'Acquanegra e non vogliamo metterci nei panni degli residenti della zona.Tutto cio' condito da una bella devastazione ambientale.Le dichiarazioni di Carioni e Cattaneo , in linea sul ragionamento del "cominciamo e poi se vedrà" la dicono lunga sui metodi di pianificazione di certe Amministrazioni!
Al tavolo dei giochi la alternativa Varese-Como-Lecco fa la parte del "morto": c'è ma non c'è, non e' finanziata come il secondo lotto della tangenziale, ma tutti la tirano fuori dal cappello come fosse la panacea. Finora e' solo un pour-parler ma inquietante , perche' sulla carta comporta la distruzione di una bella fetta di brughiera incontaminata , una delle poche rimaste nel nostro territorio.

mercoledì 21 luglio 2010

Dai 20 gradi dell’ufficio ,del negozio e del supermercato ai 35 gradi della strada : sbalzi di temperatura che, nel giro di pochi minuti possono nuocere gravemente al nostro organismo.
Termometro digitale alla mano basta registrare tutti gli sbalzi di temperatura che in un’afosa giornata estiva ognuno di noi sopporta passando dalla banca al treno, dal supermercato alla macchina , dalla strada alla farmacia , dalla stazione all’autobus, tutti luoghi pubblici più o meno refrigerati e climatizzati. Tra sudore , brividi di freddo e dispersione di batteri attraverso i filtri dei condizionatori, l’aria fresca può costare cara alla salute : si registra infatti un costante aumento di allergie, affezioni all’apparato respiratorio e asme non solo nei soggetti a rischio -anziani, bambini fumatori-ma anche nei soggetti con polmoni che funzionano bene.

Soprattutto le mamme sanno quanto d’estate sia paradossalmente necessario attrezzarsi di felpe e foulards per difendere se’ stesse e i figli dal gelo dei supermercati, dove la temperatura e’ bassissima ovunque e soprattutto nella zona dei frigoriferi .

Come sempre non si tratta di demonizzare gli impianti di condizionamento , bensì di utilizzare equilibrio e buon senso per evitare da una parte alle persone di ammalarsi e dall’altra uno spreco enorme di energia .
I grandi supermercati e i centri commerciali sono un esempio lampante di spreco abnorme di energia .Il consumo annuo di energia elettrica previsto per un ipermercato medio equivale ai consumi di energia elettrica di circa 1300 famiglie e le emissioni in atmosfera corrispondono mediamente a 60.000kg CO2/anno. L’energia è necessaria in parte per garantire adeguati livelli di comfort ambientale (illuminazione, riscaldamento o raffrescamento) per quelli produttivi (refrigerazione degli alimenti deperibili, forni e reparti di lavorazione).
In Italia , in Lombardia, abbiamo qualche esempio di eco-supermercati , ma restano per il momento eccezioni perché l’imprenditoria miope e’ ancora troppo occupata ad incrementare il consumo rapido e vorace, realizzando il massimo profitto immediato, e non si rende conto che il “Green- store” oltre ad essere il negozio del futuro puo’ essere anche molto conveniente.

In questa ottica chiediamo alle grandi catene presenti sul territorio una immediata verifica delle temperature interne e regolamentazione su livelli più sani e lanciamo in prospettiva una proposta di riconversione eco-compatibile dei loro centri che anche per gli imprenditori puo’ avere ritorni economici, oltreche’ di immagine. Una proposta di supermarket a bassissimo impatto ambientale che per quel che riguarda la sua struttura utilizzi :
A)Energie rinnovabili: Sul tetto di un grande eco-store a Desio è in funzione un impianto fotovoltaico che annualmente produce 50.000 kWh. ed evita l'immissione in atmosfera di 29.050 kg di CO2. Tale produzione equivale al consumo medio annuale di 19 famiglie, mentre le emissioni di CO2 risparmiate corrispondono a quelle assorbite da 42 alberi nel corso della loro vita. Per l'impianto di condizionamento viene utilizzato il Gas Ecologico non distrugge l'ozono atmosferico.
B)banchi frigo /surgelati con coperture scorrevoli che evitano la dispersione del freddo (che mediamente si assesta sull'82%), che garantiscono maggiore stabilita’ della temperatura idonea alla conservazione dei cibi e permettono un risparmio energetico del 35%.
C) un sistema di recupero dell’energia dei grossi banconi frigoriferi Perché recuperare il calore di processo, quello che si produce per mantenere refrigerato l’interno delle celle, è possibile. L’idea è semplice: spostare l’energia invece di produrla. “Catturare”, cioè, tutte le energie disponibili e “imprigionarle” in un ambiente artificiale dal quale è possibile estrarle ogni volta che ce n’è bisogno. In primis quella proveniente dai frigoriferi, che già di per sé è un pozzo di petrolio, per riscaldare e rinfrescare, estate e inverno
Addio caldaia, dunque, e con essa, addio anidride carbonica immessa nell’atmosfera.
Il tutto, per di più, con un bel risparmio in bolletta: «Abbiamo calcolato» ha detto Renato Viale, presidente di una societa’proprietaria di un punto vendita progettato con tecnologie eco-friendly, «”un risparmio energetico che va oltre il 30% del costo dei consumi del supermercato.”

D)illuminazione a LED ideata per le esigenze specifiche della grande distribuzione
per assicurare la miglior luce possibile e il maggior numero di vantaggi per tutti: per l'ambiente, grazie alla riduzione del consumo di energia ; per i cibi freschi, a cui la totale assenza di emissioni di raggi UV garantisce la perfetta conservazione ; per gli esercenti che possono concedersi addirittura il lusso di dimenticarsi della luce per ben 10 anni, dal momento che, una volta installati non richiedono alcun intervento per oltre 50.000 ore.
Rispetto alla soluzione tradizionale con tubo fluorescente in un anno l'impianto a LED del consente una riduzione dei consumi di energia elettrica di circa il 76%.
Nell’ecosupermercato di Desio il risparmio corrisponde al consumo medio annuale di 68 famiglie. La riduzione di emissioni di CO2 corrisponde a quella assorbita da 151 alberi nel corso della loro vita o a quelle emesse da 22 auto che percorrono 30.000 km all'anno.

Le esperienze virtuose esistenti dimostrano che i tempi di ammortamento dei costi di riconversione ecologica degli ipermercati sono rapidissimi e il risparmio economico rilevantissimo. Una tale risparmio sulle bollette del supermercato dovrebbe avere delle ricadute positive anche sulla spesa dei clienti.

giovedì 1 luglio 2010

"Siamo tutti Pomigliano" non e’ solo uno slogan: ovunque ormai, a scuola, in fabbrica, in ufficio, e’ diffuso un sentimento di insicurezza, la percezione che basta un niente, una delocalizzazione, una ristrutturazione, una dichiarazione di stato di crisi perché da un giorno all'altro un lavoro a tempo indeterminato- una volta considerato poco stimolante ma certamente sicuro- si trasformi in lavoro precario.

Così, in un contesto storico-politico di generale instabilita’ e di estrema frammentazione sociale, a Pomigliano si sperimenta tutto il deficit morale,culturale e gestionale di cui imprenditoria e governo italiani sono capaci, sotto la sguardo di un sindacato- per fortuna non tutto- compresso tra l’ imbarazzo di una proposta indecente e il fantasma della propria estinzione definitiva. Credo sia del tutto evidente che il diritto allo sciopero negato, le ottanta ore di straordinario annue «senza preventivo accordo sindacale», un ciclo del lavoro a 18 turni (con l'ultimo turno che finisce alle 6 della mattina di domenica), 10 minuti in meno di pausa nell'arco di una giornata, pausa mensa a fine turno che rischia di essere riempita da lavoro straordinario siano i cardini di un accordo - firmato da Fiat e sindacati Fim, Uilm e Fismic - tra un padrone che tiene il coltello dalla parte del manico e un lavoratore sotto ricatto.

Pomigliano rappresenta una applicazione pratica di quella politica che negli ultimi anni ha progressivamente operato la soppressione dei diritti costituzionali e umani e cancellato le gloriose battaglie che li avevano affermati. Cultura e politica che hanno ridotto un intero corpo sociale in stato di sudditanza: le donne non decidono piu’ del loro corpo, i lavoratori sono schiavi , le leggi ad personam, la magistratura delegittimata, la scuola e la ricerca cestinate , l’informazione imbavagliata, l’ambiente annientato o svenduto. Una classe dirigente venata da corruzione morale e materiale che ripropone modelli socio-economici-culturali vecchi di secoli trascinando il paese in un vicolo cieco.

In questo clima da “Mondo nuovo” huxleyano Pomigliano una piccola lezione ce la da’: gli operai lazzaroni ,turco-napoletani, assenteisti e furbacchioni , da mesi col salario falcidiato dalla Cassa integrazione, chiamati a decidere contro se’ stessi in un'area geografica afflitta da povertà endemica e camorra, hanno detto “ni”.

Difficile dire cosa avremo fatto noi al posto loro.

Chissa’ questo punto se sara’ il falso liberal Marchionne a trovare il capro espiatorio su cui far ricadere responsabilita’ sue , di Fiat e del Governo per richiudere Pomigliano (e non solo).Pomigliano non e' solo terreno di calpestio dei diritti, ma anche campione di miopia/malafede industriale.
Il destino delle produzioni in crisi , tra i quali l'automobile occupa il secondo posto dopo gli armamenti, e’ segnato se non si ragiona su una prospettiva di riconversione produttiva green ,che non si attua schiavizzando la mano d’opera o trasferendo la Panda a Pomigliano,ne’ tantomeno la si puo’ operare dall’oggi al domani.

Nel caso specifico potrebbe essere messo a punto un piano europeo di riconversione delle industria dell'auto, che accompagni la sua transizione verso il sistema della nuova mobilità urbana. Un piano completo di ammortizzatori sociali e formazione dei lavoratori del settore, che promuova l’integrazione con i produttori di componenti/ sistemi per la nuova mobilità e con i centri di ricerca .Un piano che indirizzi commesse straordinarie delle amministrazioni e delle aziende pubbliche per lo sviluppo di sistemi di mobilita alternativa

In generale i settori in cui progettare, creare opportunità e investire non mancano: dalle fonti di energia rinnovabili all'efficienza energetica, dalla mobilità sostenibile all'agricoltura a chimica e chilometri zero, dal riassetto del territorio all'edilizia ecologica. Tutti settori che hanno un futuro .

Illusorio oggi pensare che la riconversione green arrivi dall’alto, piu’ probabile e’ la sua costruzione dal basso: fabbrica per fabbrica, comitato per comitato , citta’ per citta’, coinvolgendo le forze sane, le risorse intellettuali, i comitati ambientalisti , i cassintegrati e i giovani senza lavoror, i gruppi di economia solidale etc etc del territorio ,oltre ai governi locali per presentare una proposta locale avanzata , in grado di stanare governo e imprenditoria.

E le risorse?Io credo che una parte del mondo imprenditoriale, piu’ slegato dalla politica e dai grossi poteri sappia cogliere le opportunita’ di un modo di produrre sostenibile. Per quel che riguarda il governo centrale si potrebbe cominciare ad investire su ricerca e rinnovabili e progetti di riconversione green, anziche’ gettare denaro pubblico nelle rottamazioni ,nei ponti di Messina , nel nucleare , negli expo e nelle penali Ue per tutte le violazioni ambientali ,riportandoci all'età della pietra e riempiendoci di veleni.