Chi sono

Candidata Sindaco per il comune di Como alle elezioni del 6 e 7 maggio 2012 per la lista Ecologisti e reti civiche.

Nata a Como nel 1962. Laureata in Architettura e insegnante di Progettazione all’istituto Statale d’Arte per l’arredamento di Lomazzo. Membro del consiglio nazionale degli Ecologisti e Reti Civiche, responsabile regionale dei Verdi e portavoce dei Verdi di Como, è stata consigliera comunale dal 2002 al 2007 e membro della Commissione urbanistica Comune di Como. E’ promotrice di progetti ambientali nelle scuole, del Parco Canile della Valbasca e del Piano del Verde della città di Como. Impegnata in progetti di cooperazione internazionale a sostegno dei minori in difficoltà.



mercoledì 17 febbraio 2010

La scuola: un altro tasto dolente.

La Marcegaglia si muove in difesa degli istituti tecnici, anzi allunga le mani sulla formazione professionale, forte di una classe politica rozza , incapace e prona anche nel settore scuola.

Nell’Action Plan della Confindustria al Governo si dettano le regole per la ristrutturazione degli istituti professionali, tra cui la costituzione di CDA (autonomi rispetto agli organismi di partecipazione democratica) da affiancare ai presidi, con poteri effettivi di governo, di orientamento dei programmi e di selezione dei docenti fuori da graduatorie e classi di concorso.
E’ evidente che il cuore del problema per Confindustria è il controllo sull’istruzione tecnica, limitatamente al settore tecnologico (industriale)e non economico (amministrativo-commerciale), finalizzata alla formazione di quadri aziendali, con un sistema peggiore dell’istruzione professionale in vigore nel nostro Paese fino agli anni sessanta.
Per il raggiungimento degli obiettivi Confindustria propone 3 strade
- un provvedimento normativo specifico che ricalchi l’Action Plan
- una autonomia “statutaria “ogni scuola si fa il suo
- le fondazioni come ultima ratio.
Insomma Confindustria è aziendalista ma non stupida: perché mettere dei soldi privati nelle fondazioni quando la scuola può essere gestita privatamente gratis attraverso consigli di amministrazione, scelta degli insegnanti e iniezioni d personale delle aziende, facendo pagare tutto allo Stato, cioè alla collettività?
Tutto cio’ mentre il nostro Governo ingrassa l’istruzione privata (che non offre maggiori garanzie formative ma solo in termini di servizio e.. sociale ),taglia clamorosamente la scuola pubblica e la avvia su un percorso di invecchiamento precoce attraverso la licealizzazione indistinta e senza portafoglio .In cammino verso il “vecchio” , le scuole superiori ,soprattutto quelle ad indirizzo tecnico stanno cercando di camuffarsi da licei per scampare alla declassamento cui e’ destinato la futura istruzione professionale, su cui avanzano le mani di Confindustria.
Insomma una catastrofe in stile centrodestra italiano.
Un rapporto reale e piu’ concreto con la cultura e il lavoro del mondo globalizzato del terzo millennio e’ certamente il punto irrinunciabile per una seria riforma della scuola sia generalista sia professionalizzante
Il sistema scolastico svedese-completamente gratuito ,anzi incentivato- è ritenuto da molti il modello ideale e il più adatto ad affrontare le nuove sfide della globalizzazione. La scuola e l'università svedese hanno un forte rapporto con il mondo del lavoro, soprattutto con le aziende del territorio e investono molto fin dai primi anni sulla manualità, su visite all'azienda e gli stage. Vi è una forte componente di integrazione di coloro che hanno lasciato il percorso formativo per andare a lavorare, fino a 25 anni possono frequentare gli istituti assieme ai loro compagni molto più piccoli e l'ente locale si occupa di domandare periodicamente se sono interessati a continuare gli studi.
Ovviamente questo è il sistema che va per la maggiore, ma anche in Svezia, come in tutti gli altri paesi, ci sono scuole più generaliste e università non-professionalizzanti. Anche la Svezia aveva intrapreso la via della “licealizzazione”generalizzata , per abbandonarla una volta verificata non essere adeguata alle esigenze dei tempi odierni e soprattutto del futuro. La scuola secondaria superiore ("gymnasieskolan") consiste di 16 programmi definiti a livello nazionale, di cui 14 sono programmi professionali e 2 sono programmi di preparazione agli studi universitari. Tutti i programmi hanno una durata di tre anni e tutti includono talune materie fondamentali quali ad esempio svedese, inglese, educazione civica, matematica, educazione fisica e sanitaria. I programmi professionali includono attività pratica su un posto di lavoro per almeno il 15% dell'anno scolastico. La scuola secondaria è divenuta accessibile alla grande massa degli allievi, infatti attualmente il 98% degli allievi che ha frequentato la scuola dell'obbligo s'iscrive poi alla 'gymnasieskolan', e solo una percentuale relativamente esigua (8%) abbandona gli studi.
La Svezia ha 37 istituti di istruzione superiore, comprese 7 università e un certo numero di centri d'insegnamento superiore piccoli e medi. Vengono rilasciati tre diversi titoli di studio: il diploma di laurea breve dopo due anni di studio a tempo pieno ("högskoleexamen"), la laurea vera e propria ("kandidatexamen") dopo almeno tre anni di studio e il titolo di dottore ("magisterexamen") dopo almeno quattro anni di studio. L' insegnamento a distanza ha una lunga tradizione in Svezia e parecchi corsi di studio superiore sono offerti su questa base.. Coloro che frequentano gli istituti di istruzione superiore hanno diritto a ricevere dal governo un'assistenza finanziaria sotto forma di sussidi e di prestiti.
Laddove esistono realta’ sociali svantaggiate il governo investe maggiori risorse
Tutte le scuole, anche quelle private, sono interamente finanziate dallo stato (questa è la peculiarità del "welfare sistem" svedese). Nessuna scuola privata può pero imporre rette per l’iscrizione. La differenza tra scuole statali e scuole private consiste nel fatto che le scuole private sono gestite da compagnie private a fine lucrativo, che possono tentare di governare le scuole in modo più efficiente di quanto non lo facciano le scuole statali. Se queste compagnie riescono a fare guadagni, tanto meglio. I benefici possono essere incamerati dalle ditte e non devono essere restituiti allo Stato.
E’ interessante notare che la parificazione pubblico privato non ha incrementato significativamente il privato, che si attesta dopo 16 anni al 16%, mentre la stragrande maggioranza della popolazione opta per la scuola pubblica. In ogni caso, per le famiglie, i due sistemi sembrano essere perfettamente intercambiabili. Le novità adottate nel settore privato per generare un profitto con i soldi ricevuti dall’erario pubblico hanno incitato le scuole statali ad innovare a loro volta. Si potrebbe in questo caso parlare di un circolo virtuoso.
Il governo di centrodestra svedese ha vinto le elezioni anche sostenendo che i socialdemocratici avevano speso troppo poco per la scuola . In realta’ il budget messo disposizione era elevato , ma il centrodestra lo ha giudicato insoddisfacente per raggiungere l’obiettivo del primato mondiale.. Quindi in Svezia il governo investe moltissimo sulla scuola, investendo pure il settore privato di forti responsabilità anche economiche, per formare cervelli che ambiscono al primato mondiale sia culturale sia professionale,
Non e’ certamente oro tutto cio’ che luccica e non tutti i modelli devono essere assunti in modo acritico e pedissequo , tuttavia dal confronto emerge con chiarezza è l’arretratezza culturale ,politica e la cecita’ della nostra classe dirigente , politica ed economica .Appare infine drammaticamente la pericolosa china su cui e’ avviata forzosamente il nostro sistema dell’istruzione.
Anche in questo settore le sfide del terzo millennio chiamano gli ambientalisti ad un assunzione di responsabilità propositiva , che occupi la lacuna lasciata dalla mera difesa in trincea della scuola pubblica e del precariato scolastico,ultimo presidio della sinistra radicale e sindacale e proponga con forza un progetto di green learning che responsabilizzi il mondo del lavoro virtuoso , che si integri con esso per affrontare su piano culturale e professionale le sfide economiche-occupazionali e di sostenibilità del terzo millennio. Parliamone.

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